Che dire di talent e doppiaggi stonati?
Succede, è vero, ma non per una qualche incompetenza di noi doppiatori, piuttosto a causa del sistema col quale il mercato ci impone sempre più di lavorare, cioè la colonna separata e i ritmi troppo veloci e serrati.
Non a caso, se ci sono doppiaggi fatti male, ce ne sono altri fatti bene e anche dagli stessi doppiatori, per altro la maggioranza dei doppiaggi.
E’ normale che incidere in sala da soli per tutto il film rischi di rendere le intenzioni doppiate meno realistiche, ma non dipende da noi che prestiamo la nostra voce.
Certo mercato pretende da noi un doppiaggio dai ritmi e metodi puramente commerciali, i quali ledono qualità e dignità del doppiaggio, lasciando erroneamente intendere al pubblico inesperto che sia colpa delle voci italiane.
Non a caso, noi italiani rimaniamo ai vertici mondiali del settore.
Un’altra ragione sta nelle tante realtà delle case produttrici straniere, tra le quali oggi giorno ne sono nate di minori, quindi con meno budget a disposizione, che cercano di risparmiare sui costi stringendo i tempi di lavorazione.
Poi c’è il problema della concorrenza sleale, questo per la molta richiesta di doppiaggio e quindi la presenza oggi giorno numerosa di studi di doppiaggio.
Alcuni, voci che hanno iniziato a lavorare da adulte rispetto a noi da semiprofessionisti, accettano spesso condizioni sotto contratto, con studi meno professionali che si accontentano indegnamente di doppiaggi mal fatti o poco curati pur di risparmiare sui costi.
E’ una ragione in più per cui questo lavoro va concesso solo a chi ci è cresciuto o chi ha una solida (provatamente solida) formazione attoriale alle spalle, non i talenti improvvisati o con troppa poca esperienza e troppi sogni.
Ad ogni modo, il tempo concessoci è così vergognosamente poco che i nuovi acquisti del doppiaggio non hanno più tempo di imparare in sala, né i direttori di insegnare come ai nostri giorni, portando tutti sempre più ad una pericolosissima disabitudine.
Solo un bambino cresciuto in ambiente può sopperire al meglio a tali problemi; e già così il disagio rimane, figurarsi se facessimo doppiare chiunque…
C’è poi la questione dei talent, cioè voci di personaggi della TV o altro che, però, nei casi scandalosi non sono dei veri attori, bensì conduttori di programmi sportivi, o gente appena uscita da un reality, o un talento comunque poco idoneo che dovrebbe limitarsi alla propria area artistica di competenza, etc.
Questo, però, non dipende da noi doppiatori; magari fosse così… Purtroppo sono imposizioni di mercato, scelte dall’alto.
Ovviamente ci sono delle eccezioni, personaggi particolarmente talentuosi e versatili che dimostrano (ma lo dimostrano proprio) di essere all’altezza del compito.
Certo non è una pratica molto sana e dovrebbe rimanere un’eccezione per davvero, lasciando ciascuno alle proprie attività naturali.
A dirla tutta, un personaggio della TV, ad esempio, ha già una carriera piuttosto solida e il doppiaggio non gli necessita.
Noi doppiatori professionisti, invece, viviamo principalmente e a volte solo di doppiaggio.
Sostituirci così di frequente, oltre a danneggiare con maggiore rischio la qualità del doppiaggio italiano, toglie a noi l’unico lavoro che abbiamo
Per un talent doppiare è solo un extra non indispensabile, ma per noi doppiatori è tutta la nostra vita.
Il pubblico in questo ha un grande potere, protestando a modo se vuole, almeno nei casi di talent palesemente poco consoni.
Quello che chiediamo e molto semplicemente il rispetto reciproco per il lavoro che ciascuno nel proprio settore ha faticosamente e meritatamente coltivato, tanto per sé quanto per il pubblico italiano.
I doppiaggi stonati di voci professioniste con una direzione sconsiderata, invece, sono casi isolati, eccezioni rare per le quali non si può certo scardinare il doppiaggio di tutto il cinema; si farebbe decisamente più danno che altro, come abbattere un intero museo per nascondere un paio di singole opere d’arte trascurate.
Probabilmente in alcuni casi, dove si alternano troppo di frequente delle evidenti peculiarità linguistiche, il doppiaggio non è la soluzione migliore, caso comunque di uno su mille.
Il problema, però, resterebbe anche coi sottotitoli, benché per altri parametri.
Ci sono poi ragioni prettamente tecniche e culturali: doppiando una lingua straniera bisogna fare attenzione al labiale delle vocali, al respiro della frase, oltre al fatto che la lingua inglese (la più doppiata), ad esempio, esprime più concetti a parità di tempo rispetto all’italiano, il quale è più lungo e fa fatica a restare al passo con l’originale, ragion per cui a volte è necessario doppiare cambiando un minimo le sfumature dei concetti (non sempre).
Oltre a tutto ciò, va considerato che l’italiano del doppiaggio deve prima di tutto essere coerente quanto possibile a ciò che esprime il volto sullo schermo, il che avviene però con la difficoltà della differenza espressiva tra la mimica straniera e quella della nostra cultura.
Oltre tutto, i committenti esteri hanno imposto un metodo di selezione di voci da campionare che è tecnicamente straordinario e moderno, ma che minimizza freddamente l’arte della recitazione, per altro per i loro stessi prodotti da vendere in Italia, cioè:
Per mezzo dei computer controllano l’onda sonora della voce doppiante perché coincida perfettamente con il suono della voce originale.
Sembra perfetto, ma non sempre lo è, perché la recitazione è data dalle emozioni che la voce crea nello spettatore e non solo dal semplice suono vocale, specie considerando che la fonetica straniera e il suo modo di recitare sono molto diversi da quelli della nostra cultura e vengono fatti per natura in maniera spesso disuguale.
E’ un buon sistema tecnico ovviamente, ma il risvolto della medaglia è bene tenerlo quantomeno presente.
Per non parlare dei cartoni animati… Il doppiaggio originale è migliore nel sinc rispetto a quello italiano per forza di cose, dato che le labbra dei personaggi sono disegnate sulla base di ciò che ha detto il doppiatore originale prima ancora di realizzare l’animazione.
In pratica, prima il doppiatore straniero incide le battute a vuoto e dopo si crea il cartone animato.
Il doppiatore italiano quindi non può migliorare la propria performance più di tanto. E’ materialmente impossibile, pur rimanendo necessario il suo doppiaggio.
Da sapere, precisiamo, che per i film cinema, specie per le produzioni più importanti, i committenti mandano in Italia il proprio rappresentante esperto, ragion per cui in sala di regia ci ritroviamo con supervisori esteri della Disney, della Warner, etc che approvano dal vivo il nostro doppiaggio.
Anche nei casi di personaggi con forte accento straniero da riprodurre in italiano, siamo affiancati da consulenti di madrelingua qualificati che ci consigliano come imitare il loro accento.
Il direttore del doppiaggio stesso per tutta la lavorazione rimane in diretto contatto col regista che dall’estero segue gli sviluppi e eventualmente interviene anche confrontandosi col direttore del doppiaggio.
Pochi sanno che il doppiaggio italiano tal volta lascia un’impronta invisibile anche a livello mondiale grazie al genio artistico dei nostri professionisti, come, ad esempio, nel film “Il Gladiatore”, dove il protagonista pronuncia le celebri parole “Al mio segnale scatenate l’inferno”.
Beh, la frase originale sarebbe dovuta essere “Al mio segnale scatenate i cani”, ma la direttrice del doppiaggio Fiamma Izzo, poco convinta di quanto esprimesse tale battuta, ha suggerito al regista Ridley Scott “Al mio segnale scatenate l’inferno”.
Il regista a tanto gradito il consiglio che ha fatto cambiare la battuta del copione originale di Russel Crowe.
Per riprendere il discorso, siamo perciò costantemente e giustamente monitorati e guidati dagli autori del prodotto originale, ragion per cui, nel caso di critica negativa al nostro lavoro, bisognerebbe rivolgersi ai diretti interessati all’estero e ai loro delegati che hanno sempre l’ultima parola, non a noi doppiatori.
Noi siamo tenuti per contratto a fare quanto ci viene richiesto, il che è normalissimo.
Non dimentichiamo che il doppiaggio fa parte del sistema cinema, quindi non è troppo strano se a volte ne eredita qualche difetto.
Così come il doppiaggio tal volta inciampa, lo stesso fa il regista del film.
Ecco qualche esempio per i fan inspiegabile:
1 In “Brave Heart”, durante una battaglia, i personaggi indossano orologi e scarpe da ginnastica.
2 In “Star Wars – episodio V – L’impero colpisce ancora”, a fine duello contro Luke, l’elmo di Darth Fener oscilla rispetto al resto della maschera a causa del vento di scena.
Nella scena finale, mentre il Millennium Falcon si accinge a decollare, Lando indossa i vestiti che aveva Ian poche sequenze prima.
Durante l’avventura Darth Fener assolda dei cacciatori di taglie per scovare Ian Solo e il suo gruppo di amici, ma li assolda sulla sua nave ammiraglia, eppure l’astronave del cacciatore Boba Fett la ritroviamo su un incrociatore imperiale minore, lo stesso che inseguiva Jan in un altro angolo della galassia mentre Fett veniva ricevuto da Fener con gli altri.
Boba Fett inseguirà a sua volta il Falcon uscendo dal portello di scarico di quell’incrociatore minore fingendosi un rottame. Ma come ci è entrato senza farsi notare da Ian che già prima aveva parcheggiato la propria nave sul portello di quello stesso scarico per risultare invisibile ai radar nemici?
In “Star Wars – Episodio VI – Il ritorno dello jedi”, dopo il penultimo colpo di spada laser di Luke su un Darth Fener sconfitto, la mano di quest’ultimo è visibilmente storta in modo anomalo, segno evidente di una mano finta pronta a cadere al prossimo colpo di spada sul polso.
Quando Luke e i suoi amici si infiltrano sulla luna di Endor fingendosi agenti del nemico, richiedono il permesso di atterrare e quindi la disattivazione dello scudo protettivo.
Il problema è che lo scudo parte sì dalla luna e va a proteggere la base imperiale che le orbita attorno, ma non protegge anche la luna stessa sulla quale loro vogliono atterrare, quindi non è chiaro perché richiedano prima la disattivazione dello scudo deflettore.
Durante gli inseguimenti su motociclette volanti tra ribelli e imperiali, i vestiti di Luke e Leila, invece di sventolare furiosi sotto la spinta delle corse spericolate, si muovono appena come se sospinti dal venticello leggero di un ventilatore alla minima potenza.
Gli stessi motociclisti imperiali, benché dalle armature affascinanti, indossano caschi ben altro che aerodinamici, la cui forma infatti crea uno spazio frontale concavo e quindi perfetto perché il vento vi si concentri sbalzando via il soldato dal mezzo in volo.
Nella battaglia finale uno dei caccia ribelli viene distrutto per poi ricomparire subito dopo.
In “Star Wars – Episodio IV: Una nuova speranza” l’ultima inquadratura di Darth Fener a fine duello con Obi Wan mostra una spada laser bianca invece che rossa (difetto rimasto nelle prime due edizioni della trilogia, cioè dal 1977 al 2005, anno della versione DVD finalmente corretta).
Durante gli inseguimenti dei ribelli nella base imperiale, alcune truppe d’assalto fanno irruzione in una sala comandi dove i droidi ribelli in incognito si erano nascosti, ma quando forzano l’ingresso, un soldato in seconda fila batte inavvertitamente il casco sulla porta ancora non completamente aperta e se lo rimette a posto alla svelta.
Gli errori dei registi sono innumerevoli, eppure li perdoniamo perché il più del loro lavoro è e rimane troppo straordinario per prendercela tanto.
Lo stesso dobbiamo imparare a fare nei confronti del doppiaggio quando inciampa a sua volta.
Tutti miriamo al meglio ed è giusto, ma i più dei doppiaggi sono meravigliosi e un occhio ogni tanto lo possiamo anche chiudere.
Giudicare un lavoro finito altrui è sempre più facile che capirne il processo evolutivo con le sue fasi mai troppo semplici.
Sul nostro pianeta non esistono realtà infallibili e qualcosa sfugge perfino alla maestria dei grandi artisti.
Una cosa è certa: quando il mercato del cinema tornerà ragionevolmente a concedere al doppiaggio tempi e condizioni di lavoro come nel passato, doppiatori e direttori potranno riabilitare le glorie di un tempo.
Ciò è nell’interesse tanto del doppiaggio quanto degli spettatori italiani, ragion per cui questi ultimi con il loro sostegno ai doppiatori possono favorire la cosa:
- diffondendo i link degli spazi internet sul doppiaggio;
- cliccando “mi piace” ovunque vi siano realtà pro-doppiaggio;
- partecipando ai festival sparsi per l’Italia;
- acquistando film, abonandosi a canali TV e andando al cinema, tutto a patto che tali prodotti includano le versioni doppiate.
Qualsiasi sostegno da parte degli utenti è un passo avanti verso la valorizzazione del lavoro italiano.
Più l’immagine dei doppiatori cresce tra il pubblico, più la loro posizione artistica aumenterà di prestigio e prima riusciranno ad imporre migliori condizioni lavorative e quindi migliori doppiaggi.
In questo ammiratori e utenti in genere possono molto.
Un click per condividere e passare parola non costa nulla, eppure da importanti risultati.
Approfondimenti agli articoli: